Il binocolo è dotato, sui lati dello scafo, di due attacchi filettati (chiusi da tappi cromati) che servono a fissare il binocolo su una montatura a forcella proposta dal costruttore, ma Tecnosky, dopo avere verificato che, usando questi punti di attacco, il binocolo sarebbe risultanto fortemente sbilanciato, ha deciso di proporre una soluzione alternativa che, sfruttando l'attacco inferiore per il treppiede, bilancia il binocolo in modo ottimale.
La forcella di RP-Astro e un buon treppiede metallico con colonna centrale ad altezza regolabile con meccanismo a cremagliera completano il sistema, che risulta all'altezza giusta (comunque regolabile) e che ho giudicato comodo e molto maneggevole. Nella zona in mezzo ai due scafi è presente, in alto, una pratica maniglia per il trasporto, mentre in basso è sistemato un solido blocco metallico, con vari fori filettati, che permette di fissare il binocolo a treppiedi o montature.
Quali prismi?
La visione è a 45 gradi ma non viene dichiarato nè il numero nè il tipo di prismi e nemmeno il vetro con cui sono costruiti. O meglio, il costruttore non dichiara nulla mentre alcuni rivenditori (ma non il rivenditore italiano Tecnosky) dichiarano, nei loro siti, che questo binocolo è dotato di prismi di Porro, ma questa non sembra essere la soluzione usata in effetti dal costruttore perché mancano i tipici "tamburi" esterni che caratterizzano i contenitori di questo tipo di prismi. Va aggiunto, per completezza, che all'interno della serie BA-6 ci sono vari modelli con prismi di Porro, facilmente riconoscibili, dalle fotografie presenti sul sito del costruttore, dai tamburi esterni che contengono questi tipi di prismi.
Ma allora qual'è il sistema di prismi usato dalla United Optics per il Nexus II/BA-6 ? Consultandomi con il mio amico e collaboratore Ottaviano Fera, grande conoscitore di binocoli e di sistemi prismatici (per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, consiglio la lettura del suo articolo "I prismi dei binocoli" pubblicato nella sezione Articoli di questo sito) abbiamo analizzato le possibili alternative che può avere usato il costruttore. Il quale, come fanno quasi sempre i fabbricanti cinesi, si è in tutta evidenza basato su un altro prodotto, che in questo caso è il binocolo giapponese Miyauchi Bj-100iB (sono praticamente identici, sia nella forma che nelle misure) che è un 20x100 ED con visione a 45 gradi.
Il Miyauchi Bj-100iB utilizza un sistema così fatto: il raddrizzamento delle immagini e il rinvio a 45 gradi viene eseguito da un prisma a tetto, poi è presente prisma parallelo "romboidale" che trasla l'immagine lateralmente per consentire la regolazione della distanza interpupillare. Presa nota del fatto che la visione del Nexus II è completamente raddrizzata, che la visione a 45 gradi, e che non c'è spazio per dei prismi di Porro o Porro II, si comincia a capire che anche in questo binocolo è stata usata la soluzione del Miyauchi.
La conferma finale si avrebbe (è una prova che intendo fare alla prima occasione) osservando le immagini sfuocate di oggetti molto luminosi: in queste immagini infatti, in presenza di un prisma a tetto, si nota la sottolissima riga scura tipica dei prismi a tetto (e assente nei Porro). Ma in ogni caso non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che la United Optics abbia copiato esattamente lo schema dei prismi del binocolo Miyauchi Bj-100iB.
Le pupille d'uscita, impiegando la coppia di oculari di focale più lunga, è parsa rotonda e non vignettata, il che fa capire che il dimensionamento del sistema prismatico è stato eseguito correttamente.
Sempre parlando di vetri e di schemi ottici, l'unica caratteristica nota è che gli obiettivi sono dei doppietti con una lente in vetro ED, quindi si suppone che la correzione sia semi-apocromatica (come è logico che sia per obiettivi da 100 mm f/5.2), come confermato dalle prove sul campo. La prova pratica ha inoltre evidenziato che le immagini stellari restano puntiformi e a fuoco dal centro fino ai bordi del campo (beh, ai bordi non sono perfette come al centro, ma si tratta di finezze).
Il che, considerando che un obiettivo rifrattore con schema tradizionale presenta una curvatura di campo inevitabile e piuttosto accentuata che darebbe luogo ad una sfuocatura delle immagini passando dal centro ai bordi nonché ad una deformazione astigmatica delle stelle ai bordi del campo di un oculare, si può spiegare la buona correzione che ho riscontrato in due possibili modi:
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gli oculari forniti a corredo sono "compensatori", ovvero hanno una superficie focale che si adatta alla forma curva del campo generato dagli obiettivi. Questo però, in un binocolo ad oculari intercambiabili, darebbe luogo ad un forte handicap: usando oculari "normali", si noterebbe il forte effetto della curvatura di campo.
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Nello schema ottico è presente uno spianatore di campo (oppure si è impiegato uno schema ottico simile al Petzval).
L'ipotesi più probabile è la seconda perché durante le prove sono stati usati anche oculari di lunga focale a campo piatto, i noti Flat Field prodotti dalla United Optics, e le immagini ottenute sono risultate ben corrette dal centro ai bordi. La conseguenza logica di tutto questo è che la forma della superficie focale che arriva agli oculari è piatta, una cosa possibile solo se si inserisce uno spianatore di campo o se si adotta uno schema ottico di tipo Petzval (che poi in effetti è solo una variante dell'ipotesi numero 2). In effetti, osservando lo schema ottico del Miyauchi Bj-100iB, si nota che è stato inserito uno gruppo di lenti a circa metà del treno ottico, che ha l'evidente scopo di spianare il campo.
Pertanto pare a me, ad Ottaviano Fera e all'amico Giovanni Bruno, entusiasta possessore e utilizzatore del Nexus II, che questo binocolo appartenga alla (rara) categoria dei binocoli a campo spianato, una caratteristica molto apprezzabile per chi ama i campi stellari con stelle puntiformi dal centro ai bordi.
La prova pratica
La prova principale si è svolta durante lo starparty di San Barthèlemy 2010, sotto un buon cielo stellato di magnitudine 21.3 (misura media effettuata con Sky Quality Meter). Ho avuto in uso il Nexus II per una buona mezz'ora, facendo anche da "Cicerone" del cielo per alcuni curiosi che giravano nella piazzetta.
Prima di tutto ho notato che il campo era piuttosto ampio e gradevole (56 e 62 gradi rispettivamente, per le due coppie di oculari in dotazione) e l'estrazione pupillare comoda, senza fastidiosi effetti di parallasse. La rotazione dei meccanismi elicoidali di messa a fuoco è risultata fluida e con un movimento pastoso, e lo stesso vale per il meccanismo di regolazione della distanza interpupillare: ho trovato sia la distanza ottimale che il fuoco perfetto in pochi istanti. Non ho notato, durante le prove diurne, la presenza di false colorazioni nelle immagini, che sono apparse nitide e ben definite fino ai bordi estremi del campo. La distorsione di campo (a cuscinetto) pur presente in qualche misura in entrambe le coppie di oculari, è risultata nel complesso ben corretta.
Variando l'ingrandimento e regolando con cura la distanza interpupillare e la messa a fuoco di ciascuno dei gruppi ottici, ho ottenuto una buonissima sovrapposizione delle immagini, segno di una perfetta collimazione tra i due gruppi.
Va annotato che Giovanni Bruno, che come ho già scritto in precedenza è felice possessore di un esemplare di Nexus, impiega ogni tanto una coppia di oculari SkyWatcher F=3.6mm a tre lenti, che forniscono ben 144 ingrandimenti, ottenendo immagini ancora nitide e contrastate (e senza notare sdoppiamenti delle immagini) su soggetti luminosi come le stelle doppie, i pianeti maggiori, la Luna e gli ammassi globulari e le nebulose planetarie più brillanti.
Giunta la notte, il primo soggetto che ho puntato è stato Giove, che ho osservato con entrambe le coppie di oculari, notando un'immagine ben definita, con 3 satelliti (il quarto sarebbe uscito da lì a poco da un transito sul disco di Giove). A 23x non ho notato cromatismo, mentre a 41x ho notato un debolissimo alone azzurrino, molto grande e "spalmato" attorno al disco luminoso del pianeta. Era ben visibile, sul disco bianco di Giove, la NEB ovvero la Banda Equatoriale Nord (la SEB invece, come è noto, quest'anno è scomparsa dalla geografia del pianeta gigante) di un colore marroncino.
Ma come è ovvio, la principale destinazione d'uso di un binocolo per astronomia è l'osservazione degli oggetti del cielo profondo, ma anche le stelle doppie larghe e le comete, e in questo campo il Nexus II si è dimostrato uno strumento che fa benissimo il suo lavoro e fa veramente divertire gli utilizzatori.
Le stelle sono risultate nitide e puntiformi
(ad entrambi gli ingrandimenti) sia al centro che ai bordi del campo, e
anche l’aberrazione cromatica è risultata corretta in modo molto buono, in quanto lo spettro secondario, di colore azzurrino, appariva molto ridotto
anche osservando oggetti bianchi e molto luminosi come Venere e Giove. Ho puntato, per curiosità, alcune doppie larghe come Albireo e Mizar, ottenendo immagini incantevoli di questi sistemi binari, veri gioielli del cielo.
Anche la luce diffusa è apparsa molto ben controllata, Essa è risultata visibile molto debolmente nel campo, il che va considerato un ottimo risultato, considerando che il sistema ottico del Nexus II è composto da non meno di 4 lenti e 2 prismi per ogni gruppo ottico,
per un totale di almeno 10 superfici aria-vetro (oculari esclusi).
Ho puntato con una certa facilità (nonostante l'assenza di un cercatore, per cui non sono purtroppo previsti attacchi predisposti, ma che può essere fissato sulla maniglia superiore oppure, tramite Velcro, sullo scafo) gli oggetti M33, M31/32/NGC110, NGC7331, M11, M17, M22, M8, M20, il Velo del Cigno, ottenendo l'ampiezza del campo, la ricchezza dei campi stellari e la correzione ottica propria di un telescopio rifrattore a campo spianato, coniugate con la impareggiabile comodità e senso di "tridimensionalità" che solo la visione binoculare può offrire. Le immagini sono apparse sempre brillanti, nitide fino ai bordi, luminose e contrastate. Davvero un bel prodotto.
Per finire, un brevissimo giudizio sulla montatura a forcella altazimutale, costruita ad hoc dalla ditta torinese RP-Astro del bravo astrofilo-costruttore Roberto Peruzzi, coadiuvato da uno staff di esperti astrofili-ingegneri. La solidità della forcella è
apparsa molto buona, il binocolo è risultato ben bilanciato, ed ho giudicato i
movimenti della montatura fluidi e senza scatti o indurimenti. La posizione a 45 gradi degli oculari, coniugata con l'inclinazione all'indietro delle braccia della forcella, consente una visione abbastanza comoda sia degli oggetti bassi che di quelli alti sull'orizzonte, anche se talvolta è necessario agire sull'altezza del treppiede oppure chinarsi o all'opposto salire su uno sgabellino per raggiungere una posizione comoda di osservazione.
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