(giugno 2001)
Da quando è stata presentata sul mercato, questa ottica ha suscitato
un certo clamore nella comunità astronomica perché ritenuta
da più parti come molto valida per le osservazioni planetarie.
In
effetti questo è uno Schmidt-Cassegrain un po' diverso dai suoi
predecessori: il tubo è insolitamente lungo, e per essere precisi
la lunghezza focale del suo specchio primario è identica a quella
del C11 (circa 560mm, f/2.4 contro f/1.95 degli altri S-C Celestron e Meade),
e questo comporta che, essendo la sua curvatura meno spinta, è più
facile da lavorare con alta precisione e inoltre comporta l'utilizzo di
un secondario con una convessità meno spinta (4.1x invece di 5x),
il che risulta in una minore amplificazione delle eventuali deformazioni
del fronte d'onda luminoso generato dal primario.
Tutte queste affermazioni vanno ovviamente verificate.
Ebbene, ho provato svariati esemplari (per essere precisi, 6 esemplari)
di questo chiaccheratissimo telescopio, ricavandone un'opinione decisamente
positiva. Prima di tutto, dei 6 esemplari provati almeno 3 erano veramente
ottimi, 2 buoni e uno solo era senza infamia e senza lode (a causa di una
figura di diffrazione leggermente poligonale), pur essendo comunque uno
strumento largamente sufficiente per la maggior parte delle osservazioni.
L'image shift tipico non ha mai superato 1 primo d'arco, e solo in una
occasione ho trovato una messa a fuoco non all'altezza della fama della
Celestron, nota per la grande fluidità e morbidezza del movimento.
La prova pratica, eseguita principalmente sui pianeti e sulla Luna,
è stata particolarmente illuminante: anche con gli esemplari medi,
l'immagine dei pianeti è sempre stata nitidissima, con una resa
quasi paragonabile a quella offerta da strumenti rifrattori o maksutov
di ottima fattura.
Particolarmente impressionante l'osservazione della
Luna: all'interno del cratere Platone ho osservato con facilità
i 5 craterini, ed in una notte particolarmente calma ho colto la difficile
rima all'interno della Valle delle Alpi. Su Giove erano perfettamente visibili
i piccoli ovali bianchi nella SSTB e il treno di ovalini che segue la Macchia
Rossa. Su Saturno ho intuito più volte la presenza della lacuna
di Encke (non la divisione).
Nella ripresa planetaria con CCD il Celestron 9.25 offre prestazioni
di tutto rispetto, e può essere considerato un'ottima scelta per
l'imager itinerante che vuole un telescopio dotato di una apertura sufficiente
senza doversi portare appresso montature e strumenti troppo impegnativi
e pesanti.
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