Il tubo ottico, in allumino, ha un gradevole colore grigio metallico e appare ben rifinito. La lastra correttrice Schmidt ha, in questo esemplare il trattamento StarBright, e lo strumento è compatibile Fastar (il secondario può essere rimosso in pochi istanti per essere sostituito da un gruppo ottico opzionale che consente il montaggio di camere fotografiche o CCD al primo fuoco f/2.1 del telescopio).
La messa a fuoco avviene tramite lo spostamento dello specchio primario, ma non ho riscontrato nessun image shift, nemmeno a ingrandimenti sostenuti. Il fuocheggiatore ha un movimento dolce e non presenta giochi, con una abbondante escursione, la manopola di messa a fuoco è rivestita con della gomma nera. Lo specchio primario è risultato ben fissato alla cella, non presentando spostamenti (con la conseguente perdita di allineamento) durante le normali operazioni di puntamento, inoltre è possibile bloccare la posizione del fuoco, tramite un’apposita vite, utile per il trasporto.
L'ostruzione lineare del C14 è pari al 39%. Ho riscontrato che una volta effettuata una buona collimazione delle ottiche, questa tende a conservarsi anche dopo un certo numero di trasporti. La collimazione delle ottiche si esegue con le solite tre viti sul supporto del secondario e può essere eseguita da una singola persona, anche se è meglio essere in due. |
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Il cercatore, un 9X50 di buona fattura, è troppo vicino al tubo, rendendo il puntamento un po’ scomodo in certe posizioni.
Star test
Lo star test è stato effettuato sulla stella Arturo, con un oculare Tele Vue Panoptic da 15 mm, (261X) senza diagonale; l’analisi delle immagini di diffrazione ha mostrato una differenza trascurabile tra le posizioni intra e extra focale, evidenziando un residuo molto contenuto di aberrazione sferica. Non ho rilevato né cromatismo né astigmatismo. Lo snap test (test dell'unicità della posizione del fuoco) ha mostrato una posizione di fuoco piuttosto precisa, confermando la bontà di quest’ottica riscontrata peraltro anche nell’osservazione visuale di stelle doppie e pianeti.
La prova sul campo
La grande lunghezza focale di questo strumento (3910 mm, f11) lo rende poco adatto all’osservazione di oggetti di grande estensione angolare, e consiglio, per questi scopi, di utilizzare un riduttore di focale. Quello di casa Celestron è buono, ma sarebbe consigliabile farsene costruire uno “su misura “. In alternativa si possono utilizzare oculari grandangolari di lunga focale, ovvero da 2" e con una focale compresa tra 30mm.e 50mm. Il guadagno luminoso di questo strumento è davvero impressionante, se la trasparenza del cielo è ottima si ha la sensazione che non abbia limiti!
Luna
Durante una serata con seeing ottimo (1/1,5 sulla scala di Antoniadi), ho osservato la Luna a ben 977X, (oculare Ortoscopico 4 mm) osservando un’incredibile numero di craterini all'interno dei "mari lunari", mentre all’interno del circo di Plato si contavano 8 piccoli crateri, mentre un nono craterino era visibile solo a tratti.
Pianeti
Il Celestron 14 rende particolarmente bene sull’osservazione planetaria, mostrando dettagli fini e contrastati, limitati soltanto dalla turbolenza atmosferica.
Durante una serata con seeing ottimo, Saturno mostrava tre fasce equatoriali marroncine, la divisione di Cassini era palese lungo tutta la circonferenza degli anelli e, nelle serate più calme, si vedeva chiaramente anche la quella di Enke, (solo nelle anse degli anelli).
Quando ho osservato Giove con il C14 ho potuto notare fasce fini e corrugate, la Grande Macchia Rossa era visibile con facilità, mostrando vari dettagli al suo interno, ed era possibile distinguere facilmente le differenti dimensioni e colori dei 4 satelliti galileani. Addirittura Ganimede mostrava, nelle serate più calme, varie macchie d’albedo sul suo piccolo disco.
Stelle doppie
Il C14 mostra, se ben collimato e in equilibrio termico, stelle puntiformi, contrastate, colorate e prive di distorsioni anche a ingrandimenti molto elevati. Durante una afosa serata estiva con seeing eccellente, usando un oculare LV5 (782X) ho sdoppiato nettamente, la binaria Chi Aql, con la primaria di mag. +5,2, secondaria +6,1 separate da 0,4”.
Nebulose
Data la lunga focale di questo strumento, gli oggetti estesi rendono poco, nonostante l’enorme quantità di luce raccolta. In una limpida nottata invernale, sotto un cielo suburbano sono riuscito a osservare tre piccole (deboli) nebulose nella costellazione del Monoceros: Ngc 2185-83-70, tre macchiette sparse in un mare di stelle, con ngc 2170 più grande e brillante, ma sempre soffusa. Utilizzando il riduttore di focale Celestron, che riduce il rapporto focale a f7 (2492 mm), con 191X (Plössl Tele Vue 13 mm), in abbinamento a un filtro Deep Sky, si vedevano come tre macchiette dall’aspetto ovattato.
Rende particolarmente bene sulle nebulose planetarie, M76, nel Perseo, di mag. 10,1 osservata sotto un limpido cielo d’alta montagna restituiva un’immagine fotografica, a 122X (Tele Vue Plössl 32 mm), sembrava di osservare M27 (Volpetta) con un 114/900! Con due distinti lobi (ngc 650 – 651), distinguendo alcune irregolarità. Nella stessa nottata e con gli stessi ingrandimenti, la nebulosa “Gufo” (M97), una planetaria nell’Orsa Maggiore, mostrava chiaramente le due cavità (gli occhi) da cui prende il nome, esibendo una colorazione grigio verdina.
Ammassi globulari e aperti
Nonostante la focale, la lucentezza delle stelle degli ammassi aperti li rende altamente spettacolari, permettendoci di distinguere i vari colori delle stelle anche relativamente deboli. Queste si mostrano puntiformi e prive di distorsioni, anche utilizzando oculari a grande campo. La maggior parte degli ammassi globulari, viene “sciolta” da questo strumento, in particolare su M13 (sotto un buon cielo) ho notato la famosa V oscura nella regione centrale.
Galassie
È proprio nell’osservazione delle galassie che il fattore apertura fa sentire tutta la sua importanza. Dalla mia postazione suburbana, a 15 km da una città inquinata come Torino, durante una buona serata ho potuto staccare (anche se al limite) la galassia ngc 1729, nella costellazione di Orione, di mag. 12,9 e una luminosità superficiale equivalente di mag. 13,7, in quanto vista frontalmente, a 191X con Deep Sky. Sotto un cielo d’alta montagna, la galassia ngc 6946, una bella spirale vista di fronte, a 122X ha cominciato a rivelare segni delle spirali, le quali non si mostravano palesemente ma si “indovinavano” con la visione distolta.
Giudizio Finale
Questo strumento ha dimostrato di possedere un’ottica eccellente, ben corretta e luminosa, (ho utilizzato altri due 14” della stessa casa, ma di produzione più vecchia, riscontrando una qualità ottica paragonabile). Esso è ovviamente destinato all’amatore esigente, che desidera un’eccellente strumento planetario, ma anche una buona apertura adatta al cielo profondo, a patto di non voler pretendere troppo sugli oggetti molto estesi in quanto il campo è limitato e non superiore a 1 grado. Consiglio di procurarsi un buon riduttore di focale. Mi è piaciuto meno il posizionamento del cercatore (troppo attaccato al tubo ottico), e il fatto che la lastra correttrice è troppo esposta all’umidità (problema comune a tutti gli Schmidt-Cassegrain). Uno strumento dunque dal netto sapore professionale, perfettamente in grado di soddisfare le esigenze di chiunque.
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