Anche la collimazione (del secondario) è motorizzata, e in questo caso posso capire l’intento, che è quello della gestione totalmente remota del telescopio, tramite network o internet.
Il tubo è realizzato in materiali compositi: kevlar e fibra di carbonio, e non è rotondo (!!) dovendo fare spazio laterale ai motori di avanzamento del gruppo lastra-secondario.
La montatura è simile alla “solita” LX200 GPS, ma ha un pannello di controllo più complesso, che viene replicato in modo identico anche sulla culatta del tubo.
Alla prova sul campo, in visuale sul cielo profondo, il telescopio ha dato buona prova di sé, generando stelle nitide e puntiformi su tutto il campo inquadrato e un fondocielo ben scuro, dovuto anche agli ingrandimenti necessariamente elevati, dovuti alla lunga focale primaria di quasi 3 metri. La luminosità delle immagini mi è parsa buona, ma tutto sommato non troppo lontana – ad esempio osservando la nebulosa Velo del Cigno o la Dumbbell Nebula – da quella di telescopi più piccoli (Celestron 9.25” o Vixen 260) montati a breve distanza, usati ad ingrandimenti simili.
La montatura, usata in altazimutale, e il tanto pubblicizzato nuovo treppiede super-gigante Meade hanno fatto bene il loro lavoro per quanto riguarda la precisione di puntamento e di inseguimento (visuale), ma a mio avviso hanno difettato per quanto riguarda la stabilità. Infatti bastava un minimo tocco al telescopio, che questo iniziava a vibrare in modo evidente, con tempi di smorzamento superiori a 3 secondi. La messa a fuoco elettrica (che torna molto utile anche in visuale perché evita di toccare il telescopio e di generare vibrazioni) mi è sembrava buona, ed anche i movimenti elettrici del telescopio si sono dimostrati sufficientemente pronti.
Giudizio finale: buona resa ottica visuale, e probabilmente anche fotografica. Montatura con puntamento preciso ma sottodimensionata e non sufficientemente stabile per il tubo da 350 mm. |