Questi due filtri nebulari – sono praticamente identici, prodotti dallo stesso fabbricante giapponese - sono del tipo "a larga banda" ed hanno un’azione più blanda dei filtri a banda stretta, e sono utili soprattutto per chi osserva da siti cittadini o sub-urbani molto penalizzati dall’inquinamento luminoso.
L’azione di questi filtri nebulari a larga banda è particolarmente efficace nello scurire il fondo-cielo inquinato dalle luci emesse dalle lampade al sodio (gialle) e al mercurio (bianche), entrambe molto diffuse nei lampioni stradali. Purtroppo non hanno efficacia (ma nessun filtro ne ha) con le luci alogene o a incandescenza.
Il caso più interessante che riguarda l’efficacia di questi filtri si è verificato durante una osservazione invernale presso l’Osservatorio A. Grosso di Brugherio (MI), che ho fondato assieme a Maurizio Sirtori alla fine degli anni 70.
Cercavamo di osservare la debole nebulosa planetaria doppia NGC 2371/2372 nei Gemelli con il nostro telescopio Marcon newton da 250mm. Senza il filtro non si vedeva altro che qualche debole stella immersa nel chiarore del fondo-cielo. Applicando il filtro, la nebulosa diventava immediatamente visibile con tanto di dettagli, su uno sfondo molto più scuro. Impressionante.
Questo genere di filtro ha una discreta efficacia anche con altri tipi di nebulose e migliora il contrasto anche di galassie e ammassi, al prezzo di perdere per strada le magnitudini più deboli (trattandosi di un filtro, l’attenuazione della luminosità è inevitabile).
Note negative: la delicatezza del trattamento. |