Opacizzazione e lens coating
Tutte le lenti testate sono dichiarate trattate multistrato sulle superfici aria-vetro. Non ho dati per la "cinese" 3x ma immagino che da questo punto di vista sia identica alle altre. Anche l'opacizzazione interna è risultata molto ben curata, e la Orion 2x aggiunge a questa un baffling esteso e un diaframma interno (Figura 2) che blocca molto efficacemente riflessioni e rifrazioni indesiderate.
Aberrazioni
Molti dilettanti, tra cui il sottoscritto, ricordano con disgusto le Barlow cromatiche che quindici o vent'anni fa costituivano la dotazione standard dei rifrattori da 60-80 mm e dei Newton da 114 mm. Si deve a questo triste precedente la diffidenza che ancora oggi molti astrofili (soprattutto osservatori di Luna e pianeti) nutrono nei confronti delle Barlow, preferendo ad esse l'impiego di oculari di corta focale, oggi disponibili anche in progetti ad alta estrazione pupillare.
In base alla mia esperienza tale diffidenza non è più giustificata. Non ho infatti riscontrato alcuna differenza tra le immagini planetarie osservate attraverso oculari ortoscopici o Plössl di corta focale e quelle che si ottenevano impiegando oculari altrettanto corretti ma di focale più lunga abbinati ad una lente di Barlow.
Anzi, con le Barlow semi-lunghe (tipo le TeleVue) e quelle lunghe le prestazioni fuori asse di alcuni oculari - ad esempio gli Erfle - migliorano decisamente. Con le Barlow corte, invece, alcuni oculari (vedi oltre) mostrano aberrazioni extrassiali sensibili.
La recente diffusione di oculari che già incorporano una Barlow nel loro progetto per unire in un solo componente la focale corta, un grande campo apparente e un'estrazione pupillare elevata, non ha frenato l'utilizzo delle Barlow anche con questi oculari, ma occorre tenere presente che l'introduzione di una ulteriore Barlow nel treno ottico, non considerata dal progettista dell'oculare, oltre a poter peggiorare la definizione dell'immagine può anche dare amplificazioni molto diverse da quella nominale.
In generale è bene evitare le Barlow molto corte a forte amplificazione (3x o superiore) e utilizzare al loro posto i telextender progettati specificamente per contenere le aberrazioni extrassiali.
A titolo esemplificativo di uso "spinto" delle lenti di Barlow con oculari di focale molto lunga e degli effetti conseguenti, riporto qui sotto i risultati della prova di alcune di esse nell'osservazione lunare con un oculare Baader Aspheric da 36 mm di focale, dopo aver applicato a quest'ultimo il riduttore da 31.8 mm, che restringe il campo apparente originario da 72° a circa 55°:
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con la Barlow TeleVue 2x il campo rimane perfettamente definito, non si riscontra cioè vignettatura. L'immagine della Luna è nitidissima fino al bordo del campo, ma si nota un po' di luce diffusa
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con la TS Optics 2.5x i risultati sono analoghi a quelli ottenuti con la Tele Vue, immagine molto bella e perfettamente corretta fino al bordo
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con la TeleVue 3x si nota una certa vignettatura ma soprattutto un fastidioso effetto di parallasse
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con la Meade 126 l'immagine lunare è fortemente degradata verso il bordo del campo
- stesso problema con la cinese 3x cui si aggiunge un notevole effetto di parallasse.
L'effetto di parallasse e la vignettatura negli oculari a lunga focale aumentano all'aumentare dell'amplificazione e dipendono sostanzialmente dallo spostamento della posizione della pupilla d'uscita rispetto a quella di progetto senza la Barlow. Questo inconveniente si nota maggiormente con gli oculari di tipo classico, a quattro o cinque lenti e viene risolto impiegando i telextender appositamente progettati a questo scopo.
Particolarmente evidente è la degradazione delle prestazioni fuori asse delle Barlow corte con alcuni oculari a elevata estrazione pupillare. Provando ad esempio la Barlow cinese 3x con un LET 25, l'immagine risultante era inaccettabile, e lo stesso oculare impiegato con la Orion 2x benché fornisse una buona immagine dava però un'amplificazione di 2.6x, decisamente lontana da quello di progetto.
Contrasto
Il principale impiego delle lenti di Barlow è costituito dall'osservazione ad alto ingrandimento della Luna, dei pianeti e di stelle doppie e ho quindi effettuato un test di contrasto - al centro del campo visivo - avente per oggetto Giove e Saturno, condotto utilizzando un oculare ortoscopico giapponese da 12,5 mm di focale.
Dal punto di vista dell'osservazione planetaria le prestazioni delle Barlow che ho provato sono molto livellate e trovare tra esse qualche differenza significativa è equivalso alla proverbiale ricerca del pelo nell'uovo. Non ho quindi stabilito una graduatoria di merito, anche perché per differenze di prestazioni così sottili il rischio di inciampare in errori di aspettativa è molto alto.
L'unica cosa che posso affermare è che per l'osservazione di astri poco estesi ad alto ingrandimento, tutte le Barlow provate si sono dimostrate molto valide.
Praticità
La lunghezza e il peso dei tubi delle lenti di Barlow variano notevolmente da un modello all'altro, tanto che non esistono due Barlow esattamente identiche. Anche se si tratta di accessori leggeri che da soli non richiederebbero di ribilanciare il tubo ottico, occorre tenere presente che richiedono però una certa escursione del fuoco verso l'esterno, e quindi se impiegate con oculari pesanti potrebbero costringere a ritoccare la bilanciatura dei rifrattori.
Le Barlow lunghe, inoltre, pongono problemi di assialità col fuocheggiatore. Se si impiega un fuocheggiatore con serraggio a una o due viti è infatti necessario che entrino fino alla battuta, altrimenti è necessario che l'estremità del portaoculari o del diagonale siano in grado di stringere il tubo della Barlow senza disassarlo anche nel caso di inserimento parziale (nel catalogo Baader Planetarium, ad esempio, si trovano diversi portaoculari con queste caratteristiche).
Quale scegliere?
Le Barlow qui descritte sono risultate tutte di buona qualità e in grado di poter essere utilizzate con soddisfazione nell'osservazione visuale della Luna, dei pianeti e di stelle doppie, con le varie limitazioni di cui si è detto, imposte non tanto dall'accuratezza di costruzione quanto dalle caratteristiche progettuali.
Le loro prestazioni sono in tutto simili a quelle di altri prodotti concorrenti e rivenduti sotto altre marche. Se dodici anni fa quando scrissi il test delle lenti di Barlow per Coelum n. 7 (marzo 1998) le mie preferenze andavano nettamente alle TeleVue, oggi non mi sentirei di affermare che tra queste e le altre esiste una differenza sensibile in termini puramente qualitativi: lo spostamento delle produzioni ottiche in Cina e in altri paesi dell'estremo oriente e l'esperienza acquisita dai costruttori ha ormai livellato verso l'alto la qualità della maggior parte degli accessori ottici.
Differenze significative possono essere il frutto di differenze nei progetti, com'è il caso degli oculari grandangolari, ma le Barlow classiche sono tutto sommato degli accessori molto semplici e non presentano particolari problemi progettuali.
Le differenze più vistose sono in definitiva dovute essenzialmente alla focale, e da questo punto di vista le Barlow lunghe, purtroppo sempre più rare, sono forse da preferire per la maggiore correzione delle aberrazioni fuori asse e per la possibilità di essere usate anche con oculari di lunga focale con una vignettatura minima o nulla.
Per questo motivo, riassumendo i risultati della prova, la mia Barlow preferita è risultata la Orion Deluxe 2x, nonostante la relativa scomodità di impiego dovuta alla lunghezza del tubo.
La scelta di una Barlow va quindi effettuata soprattutto sulla base di considerazioni relative all'uso che se deve fare con il telescopio o i telescopi a disposizione. Se si desidera impiegarla prevalentemente con un diagonale, ad esempio, converrà sceglierne una corta che entri fino alla battuta: coi diagonali da 2 pollici questo non è quasi mai un problema, perché lo specchio è distante dall'estremità portaoculari, mentre con quelli da 31.8 mm, soprattutto se prismatici, talvolta non è possibile: l'unica che ci riesce sempre è la Meade 126, che però offre buone prestazioni soltanto sull'asse ottico essendo stata progettata specificamente per gli ETX perchè entra nel fuocheggiatore fino alla battuta e quindi non si inclina stringendo la vite di blocco.
Un altro parametro da considerare è l'escursione del fuocheggiatore, che potrebbe essere insufficiente e richiedere delle prolunghe. Se la Barlow è destinata a fungere da amplificatore di focale per l'imaging CCD è meglio che sia progettata a questo fine, che sia cioè di tipo fotovisuale, perchè il sensore non viene a trovarsi nella posizione corrispondente all'amplificazione dichiarata e ciò potrebbe introdurre delle aberrazioni indesiderate.
Infine, gli osservatori di astri estesi come il Sole e la Luna dovrebbero evitare le Barlow troppo corte e prestare particolare attenzione all'opacizzazione e al baffling per limitare il più possibile la presenza di luce diffusa e riflessi parassiti.
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