Si tratta di oculari a grande estrazione pupillare, costituiti perciò da schemi ottici complessi che incorporano doppietti divergenti tipo lenti di Barlow. Per avere un termine di confronto ho chiesto all’importatore (Auriga srl) di fornirmi anche alcune focali di Vixen al lantanio (made in Japan) che costituiscono un po’ i capostipiti di questo genere di oculari.
Ovviamente non è stato possibile far coincidere tutte le focali da confrontare, però il test che ho condotto ha portato a risultati significativi e interessanti, come vedremo.
Chi ha letto il mio test dei Vixen LWV e dei Pentax XL ricorderà che in quell’occasione feci uso di un rifrattore apocromatico a campo piano, testai cioè due serie di oculari ad alte prestazioni con uno strumento di qualità ottica adeguata.
Nel caso degli Xcel e degli LE, oculari non destinati a telescopi di fascia alta, ho ritenuto più opportuno fare uso di un telescopio di tipo “comune”, vale a dire un Newton f/6 di buona fattura ottica, strumento ben corretto sull’asse ottico ma affetto da coma lontano da questo e, ovviamente, con un campo tutt’altro che piano.
Si tratta di caratteristiche comuni a molti telescopi di fascia economica e per questo motivo ho deciso di non impiegare strumenti più corretti.
Trattandosi infine di oculari a grande estrazione pupillare ho effettuato il test tenendo gli occhiali da vista, invece di toglierli come faccio di solito. Del resto è questa la ragion d’essere di oculari reclamizzati appunto per poter essere usati tenendo l’occhio a una certa distanza.
Realizzazione meccanica
Tra le due serie di oculari provate, entrambe con barilotto da 31.8 mm, esiste una certa differenza dal punto di vista della realizzazione meccanica.
Gli Xcel sono molto ben fatti, anche se le focali corte hanno una dimensione e un peso non indifferenti. Il corpo in gomma ha un diametro di 42 mm, reca ampie fasce in rilievo che permettono una presa sicura e il barilotto in alluminio ha una scanalatura di sicurezza per la vite del portaoculari. La lente dell’occhio ha un diametro di ben 28 mm e rispetto all’orlo del barilotto si trova a una profondità di 11 mm. Queste caratteristiche permettono di apprezzare l’intero campo visivo fino al bordo pur osservando con gli occhiali. Il trattamento antiriflessi multistrato ha un marcato colore rossastro e coinvolge tutte le superfici ottiche, nel senso che non si osservano riflessi biancastri.
I LE hanno invece caratteristiche sostanzialmente diverse. In generale la realizzazione è più scadente. Il corpo ha un diametro di 33,6 mm e la fascia in rilievo per la presa è molto ridotta rispetto agli Xcel, il barilotto ha però anch’esso una scanalatura di sicurezza per la vite del portaoculari. La distanza tra la lente dell’occhio e l’orlo del paraluce è di 18,5 mm, e poiché la lente ha un diametro di soli 19 mm, osservare con gli occhiali equivale a guardare nel proverbiale buco della serratura e la visione è limitata al centro del campo. Il paraluce è in gomma semirigida e non può essere ripigato, quindi l’unico rimedio consiste nel toglierlo, ma così facendo la lente degli occhiali sbatte contro quella dell’oculare. I Vixen LV sono decisamente meglio da questo punto di vista: con una distanza orlo paraluce-lente di 14 mm e un diametro di quest’ultima di 23 mm si arriva a “intuire” l’orlo del campo visivo, anche se non si apprezza con la stessa facilità degli Xcel.
Prestazioni sul campo
Le prestazioni e le caratteristiche dichiarate dei diversi oculari testati sono riassunte nelle tabelle, ragion per cui eviterò di dilungarmi limitandomi soltanto ad alcuni commenti. A differenza di quanto avevo fatto nella prova “Pentax XL vs Vixen LVW” non ho ritenuto opportuno testare la presenza di immagini fantasma tramite l’osservazione della Luna, come feci allora. Il test si dimostrò infatti molto severo e lo sarebbe davvero troppo per oculari meno pregiati di quelli summenzionati. Mi sono quindi limitato all’osservazione di Giove e della stella Vega e i risultati del test sono riportati nella relativa colonna.
Occorre tenere conto che il riflettore impiegato aveva una focale di 1200 mm, quindi gli oculari di focale più corta davano un’immagine esageratamente ingrandita e significativamente più scura rispetto agli altri. La luce diffusa è stata invece valutata sia come chiarore generato dalla Luna portata al bordo del campo sia in base all’evidenza con cui apparivano attorno a Vega gli spikes dovuti alla crociera del secondario.
La maledizione degli oculari di grande estrazione pupillare è notoriamente l’effetto di parallasse: basta un piccolo spostamento dell’occhio per vedere l’immagine scomparire, anche se si tratta di un’immagine estesa come quella della Luna. Nessun oculare si è mostrato esente da questa spiacevole caratteristica, che tuttavia va considerata una proprietà intrinseca dello schema ottico e non un difetto vero e proprio.
La valutazione della qualità ai bordi del campo visivo, così come appare dalla tabella, deve tenere conto del fatto che si è usato un telescopio a f/6, affetto da coma fuori asse. Devo dire che, a parte i LE, sia gli Xcel che gli LV hanno dato prestazioni più che soddisfacenti anche con uno strumento siffatto, che comunque è assai meno critico rispetto a un f/5 o, peggio, a un f/4.
Nel caso degli Xcel si è cercato di esaminare le immagini non proprio vicinissimo al bordo per tenere conto del fatto che il campo di questi oculari è più ampio rispetto agli altri.
Nella tabella non è riportato il risultato della prova nell’osservazione planetaria, effettuato sull’immagine di Giove. In parte ciò è dovuto al fatto che alcune focali davano ingrandimenti proibitivi per l’osservazione del gigante gassoso, in parte per il fatto che tutti gli oculari mostravano gli stessi dettagli, anche se i LE davano un’immagine un po’ meno nitida e più impastata.
Una nota sugli oculari LE: diverse focali mostravano riflessi interni e fasci di luce che sfuggivano dall’orlo dei diaframmi di campo, entrambi indici di una realizzazione meccanica molto approssimativa.
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