di Raffaello Braga 1999
Consultando i cataloghi di strumenti astronomici si
rimane impressionati dalla quantità di configurazioni ottiche che
caratterizza gli oculari, al punto che volendo dotarsi di una serie di
questi accessori ci si trova nell'imbarazzo della scelta. Mentre alcuni
di essi sono stati realizzati per esigenze particolari, altri si prestano
ad un utilizzo più "universale".
Tra i primi figurano, ad esempio,
gli oculari di Ramsden e gli ortoscopici, particolarmente indicati
per gli osservatori di Luna e pianeti, oppure i grandangolari (UWA, SWA, Nagler, Panoptic, Erfle, ecc.) progettati
per l'osservazione di oggetti estesi come le nebulose diffuse o gli ammassi
aperti. Accanto a questi esistono poi oculari un po' per tutti gli impieghi,
dal cielo profondo all'alta risoluzione, tra i quali regna sovrano l'oculare
di Plössl e le sue numerose varianti.
Questa configurazione
ottica fa parte, con il König e l'Abbe, della famiglia
degli oculari ortoscopici. È costituito da due doppietti incollati,
con i crown interni e i flint esterni. Il progetto risale al 1860 e in
alcune pubblicazioni viene anche chiamato oculare simmetrico. Il
campo apparente varia da 40ø a 55ø circa (dipende dalla focale)
mentre quello corretto, cioè realmente sfruttabile ai fini dell'osservazione,
dipende oltre che dall'oculare anche dalle caratteristiche del telescopio
impiegato e in particolare dal suo rapporto focale (si veda il mio precedente
articolo sugli oculari ortoscopici).
Tra i numerosi Plössl commerciali venduti
in Italia ho testato gli Heyford, commercializzati dalla ditta Miotti
di Milano, e i Celestron, importati da Auriga srl. Entrambe le serie
sono prodotte a Taiwan e di esse ho preso in considerazione le focali a
mio avviso più interessanti: 6,3 - 7,5 - 12,5 - 26 e 40 mm.
Esteticamente e meccanicamente le due serie non hanno
né pregi né difetti rilevanti. Rispetto ai Celestron gli Heyford possiedono un corto paraluce e una fascia in rilievo
che ne consente una presa più sicura. I barilotti di tutti gli oculari
hanno un diametro esterno di 31,8 mm e sono filettati per accogliere i
filtri colorati standard. L'opacizzazione interna si è dimostrata
efficace in tutti gli esemplari e anche il coating delle lenti è
apparso di buona realizzazione, sia a vista che nell'esame sul cielo. Uno
svantaggio dei Celestron è la scritta sul barilotto superiore,
di colore scuro e quindi poco visibile al buio.
Tra i vari parametri di valutazione delle performance di un oculare, ho prestato particolare attenzione alla correzione dell'astigmatismo
e del cromatismo, dato che in tutti i Plössl provati le altre
aberrazioni sono apparse minime o comunque accettabili. Solo nel 26 mm
era presente una certa distorsione angolare. La prova, effettuata con un
telescopio a f/9, era abbastanza severa in quanto il campo corretto degli
oculari dipende, come s'è detto, dal rapporto focale del telescopio
e in genere i Plössl (come pure gli Abbe) danno i risultati
migliori con rapporti attorno a f/15.
Il test ha dimostrato che le prestazioni complessive delle
due serie erano quasi identiche tra loro e ad un livello un po' inferiore
rispetto alla media degli oculari ortoscopici commerciali, mi riferisco
in particolare agli ottimi Meade serie 3000 e agli altrettanto validi Abbe Unitron, che mi sono serviti da riferimento. In tutti
gli esemplari, senza eccezioni, ho riscontrato una lieve aberrazione
cromatica al bordo (comunque di poca o nessuna importanza) e, soprattutto,
un percettibile astigmatismo, evidente già a 10ø dal centro:
solo in prossimità di quest'ultimo le immagini stellari risultavano
puntiformi. Il problema non risultava molto fastidioso, ma insomma c'era.
Gli oculari da 6,3, 7,5 e 12,5 mm mostravano inoltre un bordo campo un
po' sfumato e una certa tendenza a vignettare.
Anche l'estrazione pupillare merita un cenno: abbondante
nelle focali lunghe, appena sufficiente nel 7,5 e nel 12,5 mm, insufficiente
nel 6,3: rispetto a quest'ultimo, alcuni Abbe (OR) giapponesi da
6 ma anche da 5 e 4 mm risultavano di uso più confortevole. In particolare
l'OR 6 aveva una lente dell'occhio di diametro paragonabile a quello del Celestron da 7,5 e grande il doppio rispetto a quello degli Heyford da 6,3 e 7,5 mm.
Ho effettuato qualche confronto con oculari di altre serie,
sempre di fascia medio-bassa. Rispetto ai Plössl da 12,5 mm,
un OR giapponese di pari focale offriva un campo più corretto, non
vignettato, con bordo nitido e un'estrazione pupillare maggiore. Anche
un economico Celestron SMA da 10 mm mi ha soddisfatto di più,
nonostante la cromatica al bordo fosse leggermente più accentuata.
Confrontato con gli oculari da 6,3 mm, un Meade serie 3000 da 6,7
mm si è dimostrato notevolmente superiore, evidenziando un maggior
campo apparente e una nitidezza un po' superiore. Molto buoni, invece,
i Plössl da 26 e 40 mm: grande estrazione pupillare, correzione
complessiva sufficiente (considerato che si tratta di oculari per
bassi ingrandimenti), opacizzazione efficace. Anche il 32 mm, da me provato
in un'altra occasione, condivide queste caratteristiche.
Osservando la Luna, quasi tutti gli oculari hanno mostrato
un buon contrasto, soprattutto al centro del campo. Solo il 6,3 evidenziava
una nitidezza leggermente inferiore a un OR6 e al Meade da 6,7 mm.
Portando la Luna al bordo del campo ho verificato un'ottima soppressione
delle riflessioni interne e della luce diffusa e l'assenza di immagini
fantasma.
In conclusione i Plössl Heyford e Celestron sono risultati, a mio avviso, di qualità scarsina, ma comunque accettabile,
nelle focali corte (6,3 e 7,5 mm), sufficiente o buona nelle altre. Questo
non è un difetto dello schema Plössl in sé, quanto
piuttosto la conseguenza della realizzazione economica di queste serie
specifiche di oculari e in ogni caso si tratta di un giudizio relativo,
non assoluto: bisogna considerare che in questa fascia di prezzi (mi riferisco
agli Heyford) è difficile trovare di meglio. Chi desiderasse
degli oculari migliori dovrebbe passare agli Abbe Unitron o ai Plössl Meade o Tele Vue, questi ultimi sensibilmente più
costosi.
Mi ha un po' sorpreso il fatto che sebbene esteriormente
le due serie apparissero differenti, in pratica le loro prestazioni erano
le stesse, focale per focale. Ciò è dovuto, probabilmente,
al fatto che il progetto (e anche il costruttore ?) è lo stesso
per entrambe le serie, cambia solo l'intubazione.
RIASSUNTO DEL TEST (con rifrattore a f/9) |