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2 MILIONI di pagine visitate su telescopedoctor.com

Alla fine di maggio 2012 questo sito ha raggiunto il bel risultato di 2 milioni di pagine visitate da quasi mezzo milione di visitatori. Trattandosi di un sito in lingua italiana, mi sembra un risultato degno di nota. Un grazie a tutti i visitatori passati, presenti e futuri. Colgo l'occasione per scusarmi per avere recentemente trascurato la Posta Tecnica e i Test Strumentali. A breve ho programmato l'inserimento di nuovi articoli. Ancora grazie a tutti!.


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Celestron OMNI XLT 100ED

di Raffaello Braga - maggio 2010

Introduzione

I rifrattori apocromatici, noti per l'eccellenza delle prestazioni sia in alta risoluzione che nella fotografia del cielo profondo, hanno rappresentato da sempre il prototipo del telescopio "perfetto", quello in grado di fornire il massimo contrasto delle immagini planetarie e la massima puntiformità delle stelle nelle riprese a grande campo, previa correzione del medesimo dalle aberrazioni extrassiali.

Il mercato di questi strumenti è sempre stato caratterizzato da prezzi altissimi per centimetro di apertura, alla portata solo di una minoranza di astrofili giustamente orgogliosi e invidiati.

Ma da quando i cinesi hanno iniziato a produrre apocromatici a doppietto a un costo ragionevole, questi strumenti si stanno diffondendo a macchia d'olio e sono sempre di più gli astrofili che affiancano ai loro telescopi un apo di diametro piccolo o medio, tipicamente tra i 7 e i 10 cm di apertura, strumento non solo di elevate prestazioni ma anche ottimamente trasportabile.

 
   
Figura 1
Il Celestron OMNI 100ED su montatura Vixen GP

Ricordo che il rapporto tra il diametro di un rifrattore apocromatico (o di un buonissimo acromatico) e di un riflettore a parità di prestazioni nell'osservazione della Luna e dei pianeti è di circa 1:1.5, cioé per mostrare gli stessi dettagli visibili con un rifrattore da 10 cm, un telescopio riflettore deve avere un diametro di circa 15 cm, assumendo per semplicità che entrambi gli strumenti siano lavorati al limite di diffrazione e in equilibrio termico con l'ambiente.

 

Questo rapporto può scendere a vantaggio del rifrattore nel caso dei riflettori e dei catadiottrici molto ostruiti o salire nel caso dei Maksutov e varianti, per i quali abbiamo un rapporto di circa 1:1.3. Questa naturalmente non è una regola matematica, perché molti fattori concorrono alla formazione dell'immagine, però la mia esperienza e quella degli amici con cui in questi hanni ho condiviso i test strumentali pubblicati su Coelum, è abbastanza in linea con quanto ho scritto.

 

Il lettore interessato a ulteriori dettagli può consultare il test del rifrattore Vixen 102M riportato su questo stesso sito, test che comprendeva un confronto tra il rifrattore e altri strumenti sia più grandi che più piccoli.

 

Nel seguito descrivo le mie impressioni sul rifrattore Celestron XLT 100ED, prodotto dalla stessa casa dei ben noti Sky-Watcher, e venduto completo di montatura CG-4 e treppiede.

 

Tubo ottico

 

Benché il diametro dell'obiettivo come dichiarato sul sito web della Celestron e sul manuale di istruzioni sia di 102 mm, in realtà questo rifrattore è un 100 mm, quindi un f/9, si tratta cioé di uno Sky-Watcher sotto mentite spoglie, il che non deve stupire visto che la fonte è la stessa. Tra l'altro sul tubo non è riportata da nessuna parte l'indicazione ED, nonostante lo strumento sia facilmente distinguibile (anche senza guardarci dentro) dall'acromatico della stessa serie per il fatto di non avere la cella dell'obiettivo collimabile. Le specifiche sono riportate sul sito della Celestron e quindi non starò a ripeterle, e dallo stesso sito è possibile scaricare il anche PDF del manuale, chiaro ed esaustivo.

 

Esteticamente il tubo è di un colore blu metallico molto gradevole (figura 1), più bello secondo me dei Black Diamond S/W, con quella finitura che ricorda il pavimento di un albergo di lusso.

 

Peraltro, come accennavo più sopra, si tratta di strumenti che si somigliano molto, anzi dal punto di vista estetico il tubo del Celestron è praticamente identico agli S/W della serie ED Pro, colore a parte. Rispetto invece ai Black-Diamond il Celestron ha una dotazione decisamente più scarsa: il cercatore è un 6x30 invece di un 8x50, il diagonale è un prismaticus vulgaris da 1.25" invece che un 2" a specchio, l'oculare di serie (25 mm) è sempre un 31.8 mm, il fuocheggiatore non ha la demoltiplica e poi manca una valigia per il trasporto dell'ottica, che avrebbe fatto molto comodo.

 

Nonostante ciò il Celestron costa più dello S/W 100ED per vari motivi tra i quali il fatto che non essendo disponibile ilsolo tubo ottico (almeno in Italia al momento in cui scrivo) se lo si vuole comprare occorre portarsi a casa anche la montatura CG-4 e il treppiede, il quale, almeno, è un signor treppiedone in grado di reggere strumenti e montature anche più grandi e impegnativi di questo.

 

La montatura è meno robusta di una GP e cloni similari, ma in questa classe di pesi fa egregiamente il proprio dovere e comunque si può sempre riciclare in occasione dei vari spostamenti per andare a caccia di cieli scuri o partecipare agli star party, ed è questo il motivo per cui ho preferito il Celestron al solo OTA della S/W, mi serviva appunto una montatura trasportabile ma allo stesso tempo non troppo leggera.

 

Il tubo fuocheggiatore è di tipo Crayford e permette una messa a fuoco facile e precisa, e nonostante l'assenza di una frizione il tubo non si è mai spostato sotto il peso di accessori pesanti (tipo un diagonale 2" TS Optics più un oculare Baader Hyperion Aspheric). Anche se il tubo è dotato di attacco per accessori da 2" questo raccordo non è profondo a sufficienza per accoglierli e detti accessori non riescono ad entrare fino alla battuta perché il diametro interno del tubo fuocheggiatore non lo permette (c'è uno scalino, sembra assurdo ma è così).

 

Stringendo bene le due viti di fermo gli accessori stanno su lo stesso, ma così facendo si inclinano e la collimazione va a pallino. Dai rivenditori di prodotti Baader Planetarium è però possibile acquistare un adattatore che risolve in parte il problema permettendo un aggancio più stabile, si tratta del "Four-in-One" Adapter M68 (un grazie a Plinio per la segnalazione).


 

 

Figura 2
L'obiettivo mostra una bella colorazione verde, l'interno del tubo è opacizzato benissimo e reca alcuni diaframmi a bordo tagliente.
 


Durante le osservazioni di oggetti luminosi non ho mai notato riflessi parassiti o luce diffusa.

 

Nonostante le somiglianze nell'intubazione, i rifrattori S/W e Celestron Omni si differenziano per il fatto di avere trattamenti multistrato diversi, dei quali il Celestron XLT, che utilizza fluoruro di magnesio e diossido di hafnio, è quello che offre le prestazioni migliori (info sono disponibili sul sito www.celestron.com/starbrightxlt). Un'altra caratteristica che distingue i due obiettivi è il fatto che il Celestron, oltre a essere figurato a mano, è dichiarato asferico.

 


Collimazione (dei rifrattori in generale)

Un controllo della collimazione con il Cheshire e la tecnica del cartoncino ha mostrato che l'ottica del rifrattore in questione è ben centrata, cosa che ho verificato anche allo star test. Inoltre una forte testata accidentale contro la cella dell'obiettivo mentre mi muovevo al buio per raccogliere un oculare, non ha avuto alcuna conseguenza, a riprova della robustezza dell'insieme. Visto che abbiamo toccato l'argomento collimazione, può essere interessante ampliarlo a beneficio dei tanti lettori che possiedono un rifrattore con la cella non registrabile.

 

Nei rifrattori prodotti in grande serie e in cui la cella non possiede viti per la regolazione dell'inclinazione dell'obiettivo la collimazione è sempre una scommessa, e va controllata subito (eventualmente prima dell'acquisto) perché se vi fossero problemi l'utilizzatore non ha modo di intervenire. Nel caso di rapporti focali medio-alti, come quello in esame, piccoli decentramenti vengono tollerati molto bene a causa dell'ampio campo corretto: ricordo di avere usato per qualche anno un rifrattore acromatico da 10 cm f/9 senza mai accorgermi di un lieve decentramento dovuto a un errato montaggio della cella sul tubo, nonostante gli star test e le decine di stelle doppie osservate in quegli anni, fino a che non ho controllato la collimazione con la cosiddetta tecnica del cartoncino, che è molto sensibile e che vale la pena di richiamare.

 


Questa tecnica consiste nell'osservare la parte posteriore dell'obiettivo dal tubo portaoculari dopo aver messo il tappo all'obiettivo, tolto gli oculari e aver applicato il riduttore a 31.8 mm o, meglio ancora, quello per gli oculari da 24.5 mm, che i fossili come il sottoscritto hanno fatto in tempo a usare. Si mette l'occhio dietro un cartoncino bianco nel quale è stato praticato un forellino di 4 o 5 mm di diametro, avendo cura di stare col foro sull'asse del tubo, e si guarda attraverso il foro da una distanza di pochi centimetri dall'estremità del portaoculari. La superficie del cartoncino rivolta verso il telescopio deve essere ben illuminata. Dal foro si vedranno tre riflessi bluastri o verdastri (dipende dal colore del coating) di dimensione decrescente corrispondenti alle superfici aria-vetro del doppietto (il quarto riflesso è molto debole). Se i tre riflessi appaiono concentrici come in figura 3a, l'obiettivo è ben centrato. (si confronti con la figura 3b, relativa al test del cartoncino sul rifrattore esaminato)
 
Figura 3a
 
Figura 3b
 
Se appaiono come in figura 4a, cioé se non sono concentrici ma sono ancora contenuti l'uno dentro l'altro, allora è presente un lieve decentramento il cui effetto sulle immagini dipenderà dal campo corretto dello strumento, che, in generale, è proporzionale al rapporto focale (si confronti con la figura 4b, dove ho simulato il decentramento spostando il cartoncino venrso il basso).
 
 
Figura 4a
 
Figura 4b
 
Figura 5
 

Per rapporti focali attorno a 8 o maggiori è probabile che le immagini stellari e planetarie non ne soffrano, al massimo si potrà notare un rinforzo asimmetrico degli anelli di diffrazione senza deformazioni apprezzabili. Se gli anelli, al centro del campo visivo, appariranno concentrici (occorre sfuocare molto poco fino a vedere al massimo tre o quattro anelli) potremo dunque lasciare le cose come stanno, se non siamo dei puristi.

 

Se i riflessi appaiono come in figura 5, cioé almeno un riflesso non è più interamente contenuto entro quello immediatamente più grande, molto probabilmente lo strumento mostrerà un coma percettibile, al limite sarà anche astigmatico, e andrà fatto sistemare da un tecnico.

 

In alternativa al cartoncino si può usare un oculare Cheshire senza crociera, ma chi porta gli occhiali è probabile che non riesca ad avvicinare l'occhio quanto basta per osservare attraverso il microscopico forellino dell'oculare, e d'altra parte togliendoli non si vedranno più bene i riflessi. La tecnica del cartoncino, comunque, è più che sufficiente.

 

Chi possiede apocromatici ben corretti per il coma - tipicamente obiettivi a tre o quattro lenti reclamizzati come astrografi - deve tenere conto che il decentramento si manifesterà come astigmatismo.

 

Prova su strada

La prova sul cielo è stata più che soddisfacente. La Luna e le stelle brillanti (Procione, Bellatrix) non hanno mostrato a fuoco aloni colorati, mentre le immagini di diffrazione intra ed extrafocali rivelavano un po' di colorazione residua normale per un apocromatico a doppietto. I dischi di Airy, però, erano nettissimi e molto "puliti", privi della luce diffusa che spiattella sempre un pochino le centriche degli acromatici classici.

 

Lo star test non ha mostrato aberrazioni geometriche, in particolare l'aberrazione sferica è risultata davvero molto ben corretta come dichiarato dal costruttore.

 

Saturno, alto nel cielo nel mese di aprile 2010, mostrava diversi particolari sul disco e soprattutto alcune sfumature di colore che non si è abituati a vedere in strumenti di soli 100 mm, ed è stato facile osservare quattro satelliti anche dal cielo inquinatissimo di Milano. Lo strumento ha dimostrato di reggere ingrandimenti alti in relazione al diametro, di 300x o anche più, senza apprezzabili scadimenti nella qualità dell'immagine.

 

Ho osservato con grande soddisfazione anche parecchie stelle doppie e triple del cielo primaverile apprezzando soprattutto, oltre alla notevole nitidezza delle centriche, la purezza dei colori, forse la differenza più rimarchevole tra un rifrattore apocromatico e un acromatico di Fraunhofer.

 

Il campo è parso ben corretto: utilizzando un Baader Hyperion Aspheric da 36 mm e 72° di campo si notava un po' di aberrazione solo ai bordi, non saprei dire se attribuibile all'oculare o all'obiettivo. A basso ingrandimento, comunque, le stelle sono apparse molto puntiformi.

 

Confrontando il rifrattore con un ottimo newtoniano Orion UK da 200 mm f/6 nell'osservazione di Saturno, è emersa com'era da aspettarsi una certa prevalenza del riflettore, che oltre a un'immagine più luminosa mostrava meglio separate le bande nuvolose del pianeta e le ombre del pianeta e degli anelli. Tuttavia la differenza più notevole era che nel riflettore i dettagli andavano cercati con un po' di pazienza, complice un seeing non

perfettissimo, mentre nel rifrattore saltavano subito in evidenza su un disco planetario sempre tranquillo, nitido e contrastato.

 

Nell'osservazione del Sole e delle stelle doppie, invece, il rifrattore si è dimostrato nettamente superiore, da un lato per la maggiore capacità di affrontare la turbolenza diurna (interna ed esterna) dall'altro per la bellezza delle immagini di diffrazione, nonostante il minor potere risolvente rispetto al riflettore. Per l'osservazione del Sole in particolare, uno strumento di questa classe meriterebbe qualcosa di più dell'Astrosolar®. Anche nell'osservazione di Venere e Mercurio ho potuto apprezzare maggiormente lo strumento a lenti, che è in grado di fornire buone immagini anche nel blu (per osservare le nubi di Venere) laddove cioé gli obiettivi di Fraunhofer non sono corretti.

 

La scarsa altezza di Venere al momento in cui scrivo non mi ha però consentito di utilizzarlo come target per verificare la correzione cromatica, ma mi riprometto di tornarci su non appena le condizioni saranno più favorevoli.
Tutte le prove sono state condotte con oculari ortoscopici giapponesi, Barlow 2x e 3x TeleVue e col summenzionato Baader Hyperion.

Conclusioni

Il rifrattore esaminato è un ottimo strumento, ben costruito e dotato di un'ottica di prim'ordine che non fa rimpiangere, almeno in alta risoluzione, apocromatici ben più costosi di questo. E' un telescopio ideale per l'astrofilo cittadino, per l'osservatore appassionato di esami della superficie solare, di stelle doppie e dei pianeti interni e può costituire un utile complemento a strumenti di diametro superiore, soprattutto in ragione della sua trasportabilità e robustezza.

 

L'intubazione sarebbe migliorabile ma ne renderebbe il prezzo meno competitivo, prezzo nel quale è comunque compresa una più che discreta montatura (motorizzabile) e un robusto treppiede. Peccato che l'accessoristica di serie sia proprio ai minimi termini e imponga da subito la sostituzione del cercatore e del diagonale, e possibilmente anche dell'estremità portaoculari da 2".

 

Nota: un test di questo rifrattore ED, ma condotto su un esemplare diverso, è apparso su Coelum n. 130 a cura di Salvatore Albano, articolo cui rimando il lettore interessato per eventuali confronti e integrazioni.