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2 MILIONI di pagine visitate su telescopedoctor.com

Alla fine di maggio 2012 questo sito ha raggiunto il bel risultato di 2 milioni di pagine visitate da quasi mezzo milione di visitatori. Trattandosi di un sito in lingua italiana, mi sembra un risultato degno di nota. Un grazie a tutti i visitatori passati, presenti e futuri. Colgo l'occasione per scusarmi per avere recentemente trascurato la Posta Tecnica e i Test Strumentali. A breve ho programmato l'inserimento di nuovi articoli. Ancora grazie a tutti!.


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Vixen 102M

di Raffaello Braga - aprile 2004

 

Mi sembra giusto, tra tanti i test di strumenti nuovi di zecca, spendere qualche parola per questo vecchio e glorioso cavallo di battaglia della Vixen, il quale è sul mercato italiano ormai da una decina d’anni, dove - da quando i Polarex-Unitron hanno smesso di circolare - regna incontrastato nella categoria dei rifrattori da 4 pollici di produzione giapponese e di buona fattura ottica.

 

Il mio test si riferisce solo all’ottica e si basa su due esemplari, uno appartenente alla vecchia serie ‘New Polaris’ (tubo nero, commercializzato fino all'inizio degli anni '90, di seguito denominato NP) e uno alla serie ‘Great Polaris’ (tubo bianco, tutt’ora reperibile, di seguito denominato GP).

 

Le due denominazioni si riferiscono alla montatura che viene, o veniva, fornita con il tubo ottico, ma in realtà, colore a parte, in entrambi i casi abbiamo a che fare con lo stesso strumento, un rifrattore acromatico da 102 mm di diametro in configurazione Fraunhofer classica, di 1000 mm di lunghezza focale dichiarata. L’esemplare NP è in mio possesso – di terza mano – l’altro l’ho provato estesamente nel corso di un paio di star party e appartiene a un amico.

 

Desidero comunque puntalizzare che ho osservato in parecchi di questi strumenti nel corso degli anni, e tutte le volte la mia esperienza è stata in sintonia con i risultati di questo test.

 

Come dicevo, a parte il colore il resto dell'intubazione è identico. Il tubo è in alluminio, ha un diametro di 110 mm, una lunghezza di 1050 mm, comprensiva di paraluce e blocco fuocheggiatore completamente rientrato. Il peso è di 4,5 chili, senza accessori. Le finiture sono esteticamente ottime ma la vernice è molto delicata e si graffia con facilità. Inoltre tende a rimanere attaccata a eventuali adesivi o decalcomanie.

 

L’interno del tubo è annerito in modo eccellente, come pure il paraluce a pressione, e reca 2 diaframmi a lama di coltello, mentre il fuocheggiatore pur essendo ben opacizzato anch’esso reca solo 1 diaframma, e qui il costruttore avrebbe potuto fare di più. Il tubo di messa a fuoco ha una riduzione per oculari da 31.8 mm e non consente l'uso di oculari da 2 pollici.

 

Per impiegarli è necessario sostituire il blocco fuocheggiatore originario con uno di quelli che equipaggiano i rifrattori ED e alla fluorite da 4 pollici della stessa casa, in questo modo si ottiene uno strumento un po' più universale. Il tubo si muove dolcemente e può essere fermato da una vite nel caso si impieghino accessori pesanti.

 

Il cercatore è un 6x30 acromatico con innesto a coda di rondine e tre viti per l'allineamento al tubo principale. E’ di uso proibitivo per chi porta gli occhiali in quanto occorre avvicinare moltissimo l’occhio all’oculare per apprezzare una porzione significativa del campo visivo.

 

La messa a fuoco avviene ruotando la parte frontale del cannochialetto (paraluce + alloggiamento obiettivo) sulla sua filettatura e fissando la posizione raggiunta tramite un controanello. Il campo è di circa 7 gradi, sufficientemente corretto. Volendo utilizzare un cercatore da 50 mm con innesto a coda di rondine e considerando che il cercatore Vixen di questo diametro, completo di supporto, costa uno sproposito, si può optare per un modello cinese, ma essendo la slittina del supporto cinese più piccola di quella originale Vixen, per poter stringere la vite di fermo e bloccare il cercatore occorre mettere nella staffa uno spessore, che può essere costituito da una moneta da 2 euro.

 

L’obiettivo è inserito in una flangia ben progettata, che viene filettata sul tubo ottico opportunamente rettificato. Le lenti sono trattenute da una ghiera e non è possibile registrare la collimazione, tuttavia eventuali piccoli decentramenti sono ben tollerati da un’ottica a f/10.

 

Il trattamento antiriflessi di entrambi gli esemplari è di colore blu, privo di disuniformità visibili a occhio nudo, e le due lenti del doppietto sono separate da tre spaziatori a 120° l’uno dall’altro. Nell’esemplare GP (e in un altro ancora che ho visto esposto in un negozio) ho constatato sull’obiettivo la presenza di anelli di Newton, una figura costituita da una serie di anelli concentrici alle lenti e prodotta dall’interferenza della luce in un impercettibile velo di umidità presente tra le lenti del doppietto stesso. Anche se esteticamente può dare fastidio al purista, gli anelli di Newton non hanno alcuna influenza sulle immagini, anzi un tempo venivano utilizzati dai costruttori di rifrattori per verificare la perfetta coincidenza tra gli assi ottici delle due lenti.

 

Alla luce del giorno l’esame con l’oculare Ceshire ha evidenziato una collimazione perfetta del modello NP e una perfettibile del GP, non esattamente centrato ma comunque assai vicino alla condizione ideale. Il piccolo disallineamento non era rilevabile allo star test, come era da aspettarsi, né infuenzava in alcun modo le prestazioni del telescopio. Doverosamente devo riferire che in altri esemplari dello stesso strumento da me esaminati, la collimazione era perfetta.

 

L’adattamento termico del Vixen 102 è veloce. In inverno, portando il telescopio da un ambiente riscaldato (19 – 22 °C) all’esterno (delta di temperatura sui 20 – 25 gradi) ho sempre potuto usare lo strumento in un tempo inferiore a un’ora.

Star test

Lo star test ha dato risultati diversi tra i due esemplari e in un caso difficilmente interpretabili.

L'esemplare NP ha dato immagini di diffrazione molto simili in intrafocale ed extrafocale. La differenza più evidente erano le solite colorazioni spurie normali per questo tipo di obiettivi: in intrafocale l'immagine di diffrazione era immersa in un alone indaco, con l'anello più esterno bordato di verde, mentre in extrafocale l'immagine era bianca con un evidente 'spot' blu-azzurro in corrispondenza del centro. Inserendo un filtro W11 le due immagini erano ben confrontabili tra loro e mostravano una buona lavorazione ottica e l'assenza di sensibili aberrazioni. A fuoco le stelle apparivano perfettamente puntiformi a basso ingrandimento, mentre da circa 150x in su l’immagine di una stella bianca di seconda grandezza mostrava nettamente il disco di Airy, rotondo e circondato da un anellino interrotto in corrispondenza degli spaziatori.

 

L’esemplare GP, invece, (e altri dello stesso tipo in cui ho osservato) mi ha dato da pensare. In intrafocale era pressoché impossibile distinguere gli anelli, che rimanevano assai confusi anche dopo aver interposto un filtro giallo carico (il W11 non era disponibile). In extrafocale l’immagine era costituita da una serie di anelli concentrici, perfettamente circolari e tutti della stessa luminosità e spessore, così nitidi da rendere enorme la differenza con l’immagine intrafocale. Il fatto che l’anello esterno fosse assolutamente identico agli altri farebbe pensare a un qualche tipo di errore zonale, ma l’immagine a fuoco era molto regolare, col bel dischetto centrale circondato da un anellino: provando lo strumento a scopo di verifica sulla quadrupla Epsilon Lyrae, la visione era semplicemente incantevole e quanto di meglio ci si aspetterebbe da un rifrattore.

 

Che il progettista, rispetto al vecchio modello, abbia cambiato qualcosa ? Non saprei dirlo, ma certo non è un caso che questo non sia l'unico obiettivo 'GP' a comportarsi in questo modo. Quanto sopra è comunque l’ennesima dimostrazione che una volta usciti dalla fabbrica i telescopi hanno molta più fantasia nel loro modo di comportarsi di quanta ne abbiano gli estensori dei vari programmini e libri sullo star test, incluso lo scrivente.

Prova sul cielo

Campo d’elezione dei rifrattori di Fraunhofer è l’osservazione delle stelle doppie, resa entusiasmante dalla regolarità delle immagini di diffrazione caratteristica di questa configurazione ottica. Il Vixen 102 è uno strumento ideale da questo punto di vista.

 

Il rapporto focale ancora accettabile limita lo spettro secondario ed evita grossolane alterazioni del colore delle stelle, il che, unito alla buona resa ottica complessiva, permette performance di tutto rispetto. Anche se il potere risolutivo non è altissimo (il limite di Dawes è 1,15 secondi d’arco) con l’esemplare NP ho distinto nettamente l’allungamento dell’immagine di diffrazione di Omega Leonis quando le due componenti erano separate di soli 0,6 secondi d’arco. Le stelle doppie strette con componenti di luminosità molto differente (Zeta Ori, Theta Aur, Delta Cyg, Epsilon Boo, ecc.) vengono separate con estrema facilità e costituiscono una visione che non si dimentica facilmente. Da questo punto di vista non ho notato grossolane differenze tra i due esemplari provati.

 

A valle delle stelle doppie, l'altro campo di impiego del 102 è l'osservazione del Sole. Ho provato entrambe le ottiche sia con i filtri da avvitare all'oculare (previa riduzione dell'apertura fino a 60 mm per avere un rapporto focale di f/17) sia con l'ormai diffusissimo Astrosolar, sia con gli elioscopi di Herschel, in questi ultimi casi usando lo strumento a piena apertura. I risultati sono sempre stati entusiasmanti, con una miriade di finissimi particolari visibili al contorno delle ombre e nelle penombre delle macchie. Filamenti, facole, granulazione sempre evidentissimi, e in quelle rarissime occasioni in cui il seeing diurno è stato buono, ho potuto spingere gli ingrandimenti fino a 150x e anche oltre. L'Astrosolar dà una piccola dominante azzurrognola a causa dello spettro secondario, pertanto le immagini più interessanti le ho ottenute inserendo nel barilotto dell'oculare un filtro giallo chiaro W8.

 

Anche nell’osservazione lunare e planetaria il Vixen 102 è uno strumento in grado di dare moltissime soddisfazioni. Puntando la Luna sono riuscito, spremendo lo strumento, a osservare dettagli assai minuti come i craterini all’interno di Plato, il cratere sommitale del domo Hortensius Omega, la Rima Birt in tutto il suo sviluppo, e a intravedere la Rima Alphonsus, difficilissima.

 

Il contrasto delle immagini nel Vixen 102 è molto alto e permette di spingere gli ingrandimenti a livelli che non ci si aspetterebbe da un 102 mm, dell’ordine 300 – 350 x nel caso della Luna, senza perdite significative di qualità. Più delicato è il discorso sui pianeti. Ho trovato entrambi gli esemplari NP e GP assolutamente confrontabili tra loro nella resa su questi oggetti celesti, ma particolarmente interessanti sono state le prestazioni nell’osservazione dei pianeti terrestri e di Saturno (vedi tabella e il disegno di Marte).

 

Solo nel caso di Giove il telescopio è mi è parso un po’ penalizzato dal piccolo diametro, che determina la perdita dei particolari più minuti delle bande soprattutto attorno alla Macchia Rossa, pur offrendo un contrasto e un'incisione dell'immagine veramente alti in confronto ad altre configurazioni ottiche.

 

Se si dispone di un cielo buio, anche un telescopio di piccolo diametro può dare prestazioni interessanti, a patto di non pretendere troppo. Molto dipende dalla qualità del cielo e dall'acuità visiva dell'osservatore. Per avere un'idea di cosa può fare un 4 pollici nell'osservazione di ammassi e nebulose basta dare un'occhiata ai bellissimi disegni di John H. Mallas riportati nel mitico 'Messier Album', reperibile presso la Sky Publishing Co.

 

Durante le prove lo spettro secondario non è mai stato fastidioso e non ritengo sia indispensabile eliminarlo tramite filtri, anche se il loro uso è comunque raccomandato - indipendentemente dal telescopio che si usa - nell'osservazione dei pianeti e della Luna per esaltarne i dettagli. Ho inoltre trovato perfettamente adeguata la montatura Vixen Great Polaris oggi fornita di serie con lo strumento completo (ma è disponibile anche solo il tubo ottico): il tempo di smorzamento delle vibrazioni a 100x è attorno a 1 secondo, purché lo strumento sia ben bilanciato e non gravato da accessori pesanti. Il test della montatura è stato pubblicato su Coelum n. 18 (marzo 1999).

Confronti con altri strumenti

Ho avuto parecchie occasioni di paragonare l'esemplare NP con altri strumenti di diverso diametro e configurazione ottica che ho posseduto o tenuto in prestito per qualche tempo, e di seguito espongo brevemente l’esito di questi confronti, alcuni dei quali sono stati riferiti in maggior dettaglio su precedenti numeri di Coelum.

 

Vixen 102 vs Pentax 75 SDHF. Il ‘pentaxino’ da 75 mm è un apocromatico eccellente, forse il migliore in quest’ordine di diametro, e fornisce immagini contrastatissime e prive di colori spuri anche sui soggetti astronomici più severi come il pianeta Venere. Ma, nel paragone col Vixen 102, la minore risoluzione, sia nell’osservazione lunare che planetaria, è evidentissima, mentre il guadagno di contrasto dovuto all’apocromaticità è modesto e non riesce a bilanciare la perdita di dettaglio.

 

Vixen 102 vs Meade ETX 90. Il risultato è simile a quello del confronto precedente, con la differenza che le immagini date dall’ETX sono un po’ meno contrastate e più vibranti di quelle fornite dal piccolo Pentax, in particolare nell'osservazione planetaria. La differenza con il Vixen 102, in risoluzione e contrasto, è perciò sensibile.

 

 

Vixen 102 vs Fluorostar 100. Il Fluorostar 100 non è un dentifricio, ma uno dei migliori APO a tripletto da 4 pollici di diametro in cui ho avuto occasione di osservare, e dal mio punto di vista lo metto allo stesso livello degli Astro-Physics in termini di qualità dell’immagine. La differenza tra questo e il 102 è nulla in termini di risoluzione ma percettibile in termini di contrasto, col risultato che nell’apocromatico si vede un po’ meglio e le immagini sono un po' più luminose. Questo è risultato particolarmente evidente nell’osservazione di Giove e in quella delle doppie con forti differenze di luminosità tra le componenti: in quest’ultimo caso la mancanza di spettro secondario e quindi di luce diffusa facilitava sensibilmente la separazione. Nell'osservazione lunare, invece, ho trovato i due telescopi indistinguibili, colori a parte.

 

Vixen 102 vs Vixen NA 120. Non grandissima ma nettamente percepibile la differenza di prestazioni tra questi due strumenti, che ho verificato osservando Marte e Giove. Non mi sembra tuttavia una differenza tale da giustificare il delta di costo tra le due ottiche (un fattore 2) a meno di non essere interessati anche alla fotografia deep sky su grande formato, per la quale il Vixen NA è stato progettato.

 

Vixen 102 vs Vixen 150S. Il Vixen 150S è un riflettore Newton da 150 mm di diametro f/5. Ho potuto confrontare i due telescopi solo nell'osservazione di Marte, e mi sono sembrati confrontabili quanto a dettagli visibili, anche se il rifrattore dava scontatamente l'immagine più contrastata.

 

Vixen 102 vs Intes MN56. L’Intes MN56 è un Maksutov-Newton di 127 mm di diametro. Nonostante la piccola differenza di apertura e la presenza di un’ostruzione centrale, la resa di questo strumento in risoluzione e contrasto è del tutto simile a quella del rifrattore, il che la dice lunga sugli standard qualitativi della produzione russa. E’ però percettibilmente meno luminoso del rifrattore, si adatta molto più lentamente alla temperatura esterna, è più pesante e conferisce a tutte le immagini una dominante giallina non sempre piacevole. Il costo dell’ottica intubata è però sensibilmente inferiore rispetto allo strumento a lenti.

 

Vixen 102 vs Intes MK67. L’Intes MK67 è un Maksutov-Cassegrain modificato di 150 mm di diametro e 1800 mm di lunghezza focale. Il confronto col Vixen 102 vede complessivamente una leggera prevalenza del catadiottrico, differenza che però ritengo sia percepibile da un astrofilo esperto e difficilmente da un osservatore solo occasionale di Luna e pianeti. Nell’osservazione di Marte, ad esempio, questa differenza andava cercata molto accuratamente. Tra i due strumenti continuo a preferire il Vixen 102, che è meno sensibile alla turbolenza e da immagini più incise, ma chi non è interessato al Sole e alle stelle doppie può forse preferire il Maksutov, che in condizioni di stabilità atmosferica da qualcosa di più in termini di potere risolvente.

 

Vixen 102 vs Celestron C8. L’osservazione delle stelle doppie con gli Schmidt-Cassegrain è in genere di scarso interesse a causa delle peculiarità dello strumento (immagini di diffrazione sempre vibranti, con molti anelli e luce diffusa) e questo da solo basta a giustificare, secondo me, il possesso di un buon rifrattore da 3 o 4 pollici. Ma sugli altri oggetti astronomici non c’è storia: il C8 – in buone condizioni di seeing – è nettamente superiore e mostra molti dettagli in più in particolare lungo il terminatore della Luna e nelle nubi di Giove. Purtroppo è proprio il seeing a costituire un grave fattore limitante per il catadiottrico, così che spesso il Vixen si prende la sua rivincita. Ad esempio nel caso di Venere e Mercurio la differenza tra i due telescopi si attenua considerevolmente e talvolta si inverte a favore del rifrattore. Questo è dovuto alle peculiari caratteristiche dell’atmosfera venusiana – pochi dettagli, grandi e di bassissimo contrasto – e alle circostanze di visibilità di Mercurio, quasi sempre agitato dalla turbolenza atmosferica. In definitiva considero i due strumenti complementari tra loro.

 

Conclusioni

Trovo consolante che in mezzo alla giungla di telescopi e telescopietti che hanno invaso il mercato e tra i quali è a volte difficile districarsi senza incorrere in delusioni, l’astrofilo abbia ancora la possibilità di trovare strumenti qualitativamente validi con cui divertirsi e fare delle buone osservazioni a un costo non proibitivo. Il rifrattore Vixen 102 è senz’altro uno di questi, e dei migliori.

 

Chi è interessato alle stelle doppie, alle osservazioni del Sole, della Luna e dei pianeti, soprattutto dei pianeti interni, può ricavare molte soddisfazioni da questo telescopio, più di quanto il suo diametro non farebbe supporre. E' inoltre ancora facilmente trasportabile e di ingombro contenuto, non richiede montature robustissime per essere utilizzato né accessori costosi: oculari Plössl, ortoscopici o persino Ramsden lavorano benissimo con questo strumento. Il costo dell'ottica intubata dipende dalle offerte in corso e dal cambio in vigore, ma in genere è sui 1000 euro, e, a mio avviso, li vale tutti.